Sorgeva, sul versante est delle Alpi, un paesino ai piedi di una montagna che oscurava totalmente la luce del Sole, non crescevano le piante, non si distinguevano i colori, la fame e la miseria imperavano.

Lassù viveva Elio, un bellissimo ragazzo, ambizioso, seducente, solare come diceva il suo nome. Elio era cresciuto accanto a un padre che veniva da un luogo lontano, e che gli raccontava storie di vita o che leggeva nei suoi tanti libri. “Elio, figlio caro, se la realtà ti opprime, non ti rassegnare mai, cambiala, immagina un mondo diverso e cerca, studia”, con questo insegnamento Elio era cresciuto.

Al giovane la comunità aveva affidato un compito di fondamentale importanza: accendere ogni mattina le piccole torce dei lampioni distribuiti in ogni angolo del paese, portando così un po’ di luce, anche se non era quella vivida e vitale di un vero sole.

Elio, crescendo, si stancò della monotonia di quell’impegno ripetitivo e soprattutto gli pesava subire, senza appello, le regole sociali imposte nel paese da un’ottusa elitte e le sciagurate leggende che impedivano alla gente di cercare altrove la propria fortuna, pena la sofferenza o addirittura la morte.

Un bel giorno, forte della sua educazione, decise di dare un senso alla sua vita. Elio sentiva di avere dei sogni da allevare, anche se ancora non sapeva quali fossero. Volle immaginare orizzonti diversi e cercare risposte alle tante giuste domande che, sin da piccolo, aveva accumulato e che rimanevano enigmi sospesi.

L’enigma più grande riguardava il Bosco di ”COUNTRYWOOD”.

Il grande bosco di alberi fitti e grigiastri occupava quasi tutto il centro di quel cupo paesino e gli abitanti mai avevano osato entrarvi e mai avevano desiderato migliorare la loro situazione.

Arrivò il giorno in cui Elio, curioso e caparbio come pochi, decise di avventurarsi nel fitto di quella natura misteriosa, lasciando però l’intero paese al buio più totale.

Si incamminò nel bosco con la viva speranza di poter cambiare la sua esistenza e contemporaneamente la sorte del suo povero paese destinato a scomparire nelle tenebre della povertà e della rassegnazione.

Il primo passo nel cupo di quel bosco diede a Elio una forte sensazione positiva. Era eccitato, quasi il suo essere volesse indicargli che quella era la giusta via per riconoscere i propri sogni e intraprendere un profondo cambiamento di vita.

Ben presto Elio realizzò che sarebbe stato praticamente impossibile proseguire attraverso l’intricata vegetazione, il buio pesto gli impediva di vedere la via. Prima di rinunciare del tutto all’impresa incappò in centinaia di pali conficcati in terra, sembravano trampoli legnosi, sottili e altissimi; pensò di nascondersi tra essi a riprendere fiato, attendendo l’indomani. Fu sopraffatto da un sonno profondissimo, ma l’indomani non era ancora arrivato quando fu svegliato dal sibilo improvviso di una grande palla di luce che scendeva, a rotta di collo, dall’alto gridando il suo nome.

Elio sobbalzò, credette di trovarsi nel bel mezzo di un sogno: l’oggetto luminoso cominciò a girargli attorno vorticosamente. Spaventato, iniziò a correre quando dalla sfera uscì una voce d’uomo che gridò “ELIO o SOLE”?  A quel punto il sangue gli si gelò e chiese sbigottito alla sfera che galleggiava a mezz’aria: “ Chi ti ha detto il mio nome?”.

La sfera gli spiegò che conosceva ogni cosa, ma soprattutto che lei consisteva di energia pura e positiva, prodotta dagli abitanti di “BAUCI”, la cittadella che si trovava giusto giusto sopra la sua testa.

Elio alzò lo sguardo, non vide alcunché se non centinaia di quegli strani trampoli sottili e lunghissimi che sembravano proiettarsi oltre le nuvole.

La sfera aggiunse che “NON RIUSCIVA A VEDERLA, MA ERA GIÀ ARRIVATO a BAUCI” ed Elio ricordò viva la voce di suo padre mentre gli leggeva “Le città invisibili” di Italo Calvino.

A pochi metri da dove si trovava, Elio scorse una stretta ed esile scala, una delle tante che in penombra si potevano intravvedere scendere dalle nuvole. La sfera lo invitò a salire con serenità, senza timore. Mai un solo istante Elio sentì fatica, era ad ogni scalino trainato da quell’energia luminosa che gli stava intorno. Oltrepassata l’atmosfera lattiginosa dell’ultimo tratto, poté finalmente mettere piede a “terra” ed entrò nell’impalpabile città di BAUCI.

Elio ormai viaggiava tra incredulità e curiosa voglia di sapere, non temeva né era in ansia, la sua mente era aperta, il suo pensiero privo di ogni pregiudizio.

La sfera luminosa gli diede tutte le indicazioni per raggiungere la “popolazione degli scalzi” che lo avrebbero accolto con gioia. Prima che la sfera si congedasse, Elio volle sapere il suo nome, la sfera di luce gli confidò di non averne uno, era energia e basta, visibile solo a chi aveva un’anima pura.

Allora, il giovane tirò fuori dalla tasca un taccuino e una matita e tracciò la mappa del percorso finora fatto, al momento giusto avrebbe ritrovato la via del ritorno. Proprio dove si trovava segnò la presenza di quell’entità positiva e scrisse il nome “GIALLO ACUTO”.

Elio andò oltre seguendo le indicazioni di Giallo Acuto. Una città evanescente, un’umanità assente, Bauci sembrava non esserci.

Gli abitanti, se c’erano non si mostravano e per la fitta nebbia si intravvedevano solo stretti sentieri, che svanivano dopo pochi metri, e casette fatiscenti, per metà ricoperte di nuvole.

Ad un certo punto si delineò, netto, un ponte. Elio lo attraversò e ricordò di averne percorso uno simile durante un viaggio col suo papà in un paese sospeso su una grande laguna, dalle parti della sua città d’origine. Rivedeva quelle strane panche cariche di variopinte e profumate spezie e di piante essiccate. Ricordava di non aver saputo resistere a prenderne una manciata e di averla infilata furtivamente nel suo sacco a spalla.

Elio segnò sulla mappa quel luogo con il nome di "RIALTO SPICES”, in memoria di quel viaggio col padre.

Si imbatté, poi, in una presenza fluttuante e lattiginosa che, per fortuna, parlava la sua lingua. Un altro essere etereo e rassicurante che gli parlò ancora di BAUCI. Essa gli raccontò che gli abitanti da lassù riuscivano a scrutare la Terra solo grazie a potenti cannocchiali e che non se ne rammaricavano, anzi, per il grande Amore che coltivavano veneravano la Terra, quasi fosse una reliquia, e non si permettevano neppure di toccarla, se non attraverso quei sottilissimi ed innumerevoli trampoli che sostenevano la loro cittadella.

“Ogni giorno, gli abitanti di Bauci son lì ad ammirare dall’alto i boschi, gli animali e la Natura intera, che pulsa di vita e di rinnovamenti continui, e la contemplano in silenzio disvelandone l’armonia”. Elio volle sapere di più di quella gente e la presenza fluttuante continuò a spiegare che per loro la scelta di vivere sospesi portava in sé il rispetto assoluto per la Terra, così profondo al punto di non volerla nemmeno sfiorare.

La presenza fluttuante invitò il giovane a far tesoro di quanto aveva visto e conosciuto e gli fece promettere di promuovere la stessa passione per la Terra una volta tornato giù, a casa sua.

Elio si sentì in grazia piena, illuminato, sollevato, felice e anche questa volta volle conoscere il nome del suo interlocutore, ma la presenza fluttuante non rispose e sparì sciogliendosi nella nebbia.

Elio volle poter ricordare e fissò sulla mappa il nome “SOFT VELLUTO”.

Un coro di voci attirò la sua attenzione, la nebbia si diradò e sbucarono dal nulla degli ometti con grandi occhi e tutti “A PIEDI NUDI”.

Il coro diventò un unisono gridando il suo nome. Elio sbalordì, sembrava che lo stessero aspettando. Gli si avvicinò l’ometto più anziano, dal passo calmo e pacato. Gli disse che erano tutti in sua attesa da molto tempo. Elio si sentì un prescelto e volle farsi raccontare, per filo e per segno, chi fossero e nutrirsi del loro sapere.

Il Saggio gli raccontò che un tempo erano loro gli abitanti della Terra e che, per evitare di offenderla, decisero di lasciarla, perché la Terra fosse libera di esplodere nella sua Bellezza e, per amore di tutto il Bello concesso, costruirono la loro città così in alto e così lontano da non poter contaminare con la loro presenza nessuna foglia, nessun intreccio vitale, nessuna nascita. Passavano il tempo ad osservare e a cantare le meraviglie che notavano. Da subito decisero di restare a piedi nudi per rispetto di ogni forma di vita e per non far rumore.

Elio chiese al Saggio se potesse far qualcosa perché la luce del sole arrivasse al suo paese che stava morendo. Il Saggio gli rispose che tutto era già previsto! Che grazie al suo coraggio e per aver sfidato l’ottusità dei suoi compaesani, avrebbe avuto in dono la cosa più preziosa che avesse mai sognato di portare a casa, un dono che avrebbe scoperto solamente sulla via del ritorno.

Elio ringraziò il Saggio grato di aver vissuto un’esperienza così ricca e al contempo tanto surreale.

Mentre si stava allontanando, da una casetta sbucò una creatura con grandi occhi, alta non più di una mela, era colorata e nel grigiore nebbioso che la circondava sembrava quasi un’intrusa. La creatura balzò sulla spalla di Elio e gli disse in un gran sorriso di essere nientemeno che la sua “animula porta fortuna per il cammino di ritorno”. La creatura emanava un odore zuccherino, mielato, caramellato che dava un gran senso di tranquillità e di benessere.

Per tutto il tragitto, la creatura odorosa nominava strade, ponti e incroci ed Elio poté completare, con meticolosa precisione, la sua mappa. Annotò anche la presenza di strani semafori con le cifre luminose dei minuti che scorrevano senza interruzione, seppe che erano dei contatori per indicargli il tempo trascorso dall’inizio del suo viaggio, affinché imparasse l’importanza del tempo e del suo scorrere inesorabile.

Giunti dinnanzi ad uno strapiombo, Elio vide in lontananza un bagliore famigliare, Giallo Acuto si  stava avvicinando.

Non perse dunque tempo e chiese alla creatura come avrebbe dovuto chiamarla, ma anche la piccolina non aveva un nome e gli indicò un ultimo contatore luminoso con la scritta “TIME OUT”. L’animula gli spiegò che il suo cammino doveva essere sospeso in quel punto, almeno fino a quando non fosse ritornato una “prossima volta”. Carico di gratitudine Elio la ringraziò promettendo di ritornare. Avrebbe custodito il suo ricordo nel cuore e le dette un nome, scrisse sulla sua mappa “LOLLYPOP”.

Giallo Acuto giunse in un lampo in cima alle scale che scendevano da Bauci in Terra e avvolse Elio in un abbraccio intenso, gli confidò che sin da quella mezzanotte si sarebbe sistemato proprio lì, sprigionando dall’alto la sua luce che avrebbe raggiunto il paesino cupo da cui Elio proveniva. Lo informò anche che tutti avrebbero potuto onorare il viaggio di ricerca, il coraggio e l’intraprendenza del  giovane che non si era rassegnato, ma che aveva immaginato un futuro diverso, come suo padre aveva insegnato. E tutti, ma proprio tutti i compaesani, avrebbero imitato Elio nel grande rispetto della Terra.

Quelle parole risuonarono tanto straordinarie quanto incredibili. Solo allora Elio capì di aver concluso il viaggio, capì di aver dato un senso alla propria vita e che per Amore del suo paese aveva ottenuto l’impossibile. Aveva imparato che esistono esseri che impiegano l’intera loro esistenza a studiare la Natura con responsabilità, con scienza e coscienza, che possono sembrare esseri speciali, ma che invece dovrebbero essere così numerosi da costituire la vera normalità. Apprese che bisogna aver cura di ciò che ci è dato in custodia per chi verrà dopo di noi e che tutelare il mondo in cui viviamo e averne rispetto è la migliore occasione per intrecciare relazioni con le persone che condividono il nostro paesaggio e il nostro cammino.

Era giunta mezzanotte! ed Elio si ritrovò a Terra. Si lasciava alle spalle quel bosco magico e ne aveva già nostalgia quando, da sopra gli alberi, iniziò ad alzarsi una luce, un Acuto Sole Giallo inondò il paesino triste proprio al dodicesimo rintocco e nacque ovunque la speranza.

Il “MIDNIGHT’SUN” fu l’inizio del nuovo giorno e da allora venne ogni mezzanotte ribaltando le convenzioni circadiane. Una nuova luce scaturì dal profondo nei cuori degli abitanti di quel borgo ormai benedetto e comparvero i colori, crebbero gli alberi, si costruirono case e la vita economica prese piede e si moltiplicò.

La luce del Sole a Mezzanotte fu un’attrattiva per molte genti e il paesino divenne famoso in tutta la Terra.

Elio si mise a coltivare le migliori piante officinali per ricavarne oli essenziali, aromi raffinati per le sue creazioni e divenne un grande Profumiere famoso in tutta la Terra.

Sulla porta della sua Boutique d’Essence Elio fece incidere un pensiero di Luis Sepúlveda, scrittore amato da suo padre:

"Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo."